Andrea Zanzotto – una poesia da Vocativo
CASO VOCATIVO
.
O mie mozzi trastulli
pensieri in cui mi credo e vedo,
ingordo vocativo
decerebrato anelito.
Come lordo e infecondo
avvolge un cielo
armonie di recise ariste, vene
dubitanti di rivi,
e qui deruba
già le lampade ai deschi
sostituisce il bene.
Come i cavi s’ingranano a crinali
i crinali a tranelli a gru ad antenne
e ottuso mostro
in un prima eterno capovolto
il futuro diviene.
Il suono, il movimento
l’amore s’ammollisce in bava
in fisima, gettata
torcia il sole mi sfugge.
Io parlo in questa
lingua che passerà.
…
Andrea Zanzotto, da Vocativo. Versi. 1957
testo da Poesie e prose scelte (Mandadori – I Meridiani 1999)
Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo 1921 – Conegliano 2011). La poesia di Z. s’inscrive nelle tracce e memorie del suo paese di nascita: “qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”, contemplato in Filò. Laureato in lettere a Padova nel 1942, e a lungo insegnante di scuola media, raramente si allontana dal suo altopiano, dalle tracce del “petèl”, mentre la sua cultura, le traduzioni, la saggistica, di ampi orizzonti europei, rendono più vivida la sua “ignarità che brucia pur di estreme sapienze” (Ligonàs, 1998).
Biografia – da Enciclopedia Treccani online
Per una lettura completa qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-zanzotto/