PROLEGOMENI

Silvia Bre – Mistero. L’ultima parola della poesia

Silvia Bre, riprende qui anche il pensiero di Cristina Campo e di Furio Jesi. La via per il mistero è “l’attenzione”, mentre la poesia è “intensificazione della realtà”. Così si può celebrare il sacro, anche silenziosamente. Il mistero ovunque. La sua “non-conoscenza”.

Da Le parole della poesia. Mistero (Vellecchi 2022), pp. 9-10

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Il rapporto del mistero con le parole: le parole evocano il mistero, lo mostrano, lo rivelano ma non lo consumano. Ogni forma letteraria ha un suo proprio rapporto con il mistero. Qual è il rapporto che la poesia ha con il mistero? Il romanzo racconta la misteriosità di alcuni eventi, è un mistero dell’evento e della biografia. La poesia?

Diverso il rapporto tra romanzo e mistero, e diverso il rapporto tra fiaba e mistero (così si intitolava il saggio di Cristina Campo). Il mistero è l’evocazione più diretta della vita. Come le parole presuppongono il mondo, così la poesia presuppone il mistero. «L’attenzione è la sola strada al mistero». (Cristina Campo). Ciò significa che massimamente misteriosa è anzitutto la realtà, e che la poesia può essere una forma di intensificazione della realtà.

Esiste un mistero puro? Un mistero che non abbia a che fare con chi lo guarda, che non sia misterioso per nessuno? Un mistero vegetale, minerale, che ogni cosa condivide solitariamente, senza l’esposizione allo sguardo. Sarebbe un mistero, forse, non oscuro, un mistero luminoso, dimentico dell’etimologia serrata, chiusa del proprio nome. Un tale mistero sarebbe l’apparenza, o forse – ancora di più – l’evidenza.  Per cui misteriosa sarebbe anzitutto l’idea che esista un’evidenza ancora prima di essere vista, un’evidenza che insiste davanti ai nostri occhi chiusi. E così si comprende anche l’etimologia del myein, del chiudere: non perché la realtà è misteriosa, noi chiudiamo la bocca – ma il nostro chiudere la bocca svela la misteriosità delle cose, il fatto che le nostre parole non possono rivelarle.

Da questo velo nasce la poesia. I mistici – coloro che hanno consapevolezza del mistero – sono da secoli i poeti. Non esiste un altro misticismo. E è un misticismo profano, ateo. Da Dickinson a Rilke, tutta la poesia moderna è una clandestina celebrazione del mistero – il quale, molto spesso, può anche non essere nominato.

«Esoterismo e occultismo, spesso usati come sinonimi, vanno intesi qui come designazioni di due atteggiamenti molto diversi tra loro. Esoterismo è quella consapevolezza del segreto contrapposto alla storia, del tempo del segreto contrapposto al tempo della storia, che per Rilke sono il nucleo e il tempo dell’esperienza poetica. Esoterica per definizione è, per Rilke, la vicenda e l’attività del poeta – così globalmente esoterica, tale da far presentire così globalmente la presenza essenziale del segreto in ogni componente della realtà, “in jedem Bestandteil der Luft”, da contrapporsi a ogni atteggiamento occultistico, cioè a ogni tendenza superficiale, curiosa, sprovveduta, a limitare il segreto a determinate manifestazioni singolari: per esempio, ai presunti rapporti con gli “spiriti”, alle esperienze medianiche, ecc. Per Rilke tutto è occulto, e per questo Rilke – almeno alla prova artistica – rifiuta l’occultismo come parzialità ed errore, mentre afferma una sorta di esoterismo universale, dinanzi al quale si sbriciolano le modeste “esperienze occulte” di coloro che presumono di ridurre l’esoterismo a singole ed episodiche relazioni con schegge di mistero, isolando quelle schegge dal tutto e compiacendosi della loro singolarità a spese di quella che sarebbe invece la doverosa consapevolezza della presenza universale, non frammentabile, del mistero». (Furio Jesi) Ora, solo la poesia può rendere conto di questo mistero totale, non frammentabile, perché è essa stessa torso e frammento. «Esoterismo significa così ricognizione di modalità di non-conoscenza». (Furio Jesi)

Ma questa non conoscenza non riguarda noi. Non siamo noi a non conoscere – ecco il punto fondamentale. Noi siamo testimoni di una non conoscenza. Finché si intrappola la non-conoscenza in un soggetto (dicendo, per esempio, “non conosco”, “non so”), non si fa che abbassare il mistero al nostro livello, perdendolo nel momento in cui cerchiamo di riconoscerlo.

Silvia Bre, Le parole della poesia. Mistero (Vellecchi 2022), pp. 9-10. Collana diretta da Isabella Leardini

foto di Matthew Henry su Burst di Shopify

Silvia Bre, scrittrice, poetessa e traduttrice italiana, nata a Bergamo nel 1953. Ha esordito nel 1990 con la raccolta di poesie I riposi (Rotundo), alla quale hanno fatto seguito Le barricate misteriose (Einaudi 2001 – premio Montale), Sempre perdendosi (Nottetempo 2006 – premio Montano, portato a teatro da Alfonso Benadduce), Marmo (Einaudi 2007 – premi Viareggio, Mondello, Frascati, Penne, Arenzano), La fine di quest’arte (Einaudi 2015). Tra le sue traduzioni: Il canzoniere di Louise Labé (Classici Mondadori, 2000), da Emily Dickinson Questa parola fidata (Einaudi 2019), Il giardino di Vita Sackville-West (Elliot, 2013), Esercizi di potere di Margaret Atwood (nottetempo 2019). Tra gli autori da lei tradotti: Robert Graves, Alberto Manguel, Alice Walker, Claudia Rankine, Doris Lessing, Naomi Alderman, Alison Lurie, Siobhan Fallon, Sharon Kivland, Lodro Rinzler. Nel 2022 ha pubblicato per Einaudi la raccolta di poesie Le campane; nello stesso anno è uscito, per Adelphi, Fuoco e ghiaccio, traduzione di un’ampia raccolta di poesie di Robert Frost.  

La biografia completa Qui: https://www.wikipoesia.it/wiki/Silvia_Bre

lavora in biblioteca. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. Nel corso degli ultimi anni suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore e dalle Edizioni CFR. É stato condirettore della collana di scrittura, musica e immagine “La pupilla di Baudelaire” della casa editrice Le loup des steppes. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 - Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d'arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018). Al di qua di noi (Arcipelago itaca Edizioni, 2023) è la sua ultima raccolta.

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