PENSIERO

Pavel Florenskij – Lo spazio e il tempo nell’arte. L’ascesi del pensiero-luce

Nell’opera di Florenskij, il trattato sullo spazio e il tempo nell’arte figurativa, svolge un ruolo fondamentale. Il grande pensatore russo, infatti, colloca le forme visive all’incrocio tra più discipline – per es. la matematica, la fisica, la biologia. Questa interazione a più livelli, quindi, è in grado di interagire con l’oggetto artistico. Una capacità di sintesi accresciuta, questa, anche grazie ai contributi della scienza moderna (con la geometria degli spazi curvi, e la teoria dei quanti). Ma, va detto, che l’analisi dello spazio assume un ruolo base non solo per la comprensione dell’arte. Infatti, sostiene Florenskij: “lo spazio [è anche] l’oggetto proprio e originario della filosofia”, dal quale poi tutte le altre forme di conoscenza derivano. Ma vi è anche un’ulteriore considerazione che si può affiancare qui, quella de La prospettiva rovesciata, alla quale Florenskij dedicò un altro importante scritto. Una visione, quest’ultima, essenziale. Un ribaltamento dei principi moderni della prospettiva [a tre dimensioni]. Un approfondimento tra arte, teologia e filosofia. Il tutto sorretto da un solido assetto ascetico. Una chiave certa per entrare nel pensiero-luce di questo immenso genio dello Spirito. Poiché – dice Florenskij: «Non c’è niente di misterioso che non divenga evidente, e viceversa tutto ciò che è evidente nasconde in sé un mistero»

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da Lo spazio e il tempo nell’arte, di Pavel Florenskij (Adelphi Edizioni 1995)

IL SIGNIFICATO DELLA SPAZIALITÀ

estratti da pp. 15-16

18 aprile 1925

Lo spazio della creatività artistica può sembrare a prima vista oggetto di un interesse molto specialistico, e in ogni caso non appare come necessario quando ci si vuole avvicinare all’opera d’arte in sé. Non saranno probabilmente in molti a correlare l’analisi della spazialità in un’opera di arte figurativa, in quanto disciplina potenziale, ma di importanza secondaria, alla storia e alla psicologia della matematica, perché lo spazio viene spesso considerato uno degli oggetti di una scienza specialistica: la geometria.

Tuttavia non è difficile convincersi della radicale falsità di questo diffuso punto di vista. Nella concezione del mondo di qualsiasi nuovo sistema di pensiero che si faccia avanti il problema dello spazio è proprio centrale e prefigura la formazione di tutto il sistema. Con determinate riserve e spiegazioni si potrebbe persino considerare lo spazio come l’oggetto proprio e originario della filosofia, in rapporto al quale tutti gli altri temi filosofici devono essere considerati derivati. E quanto più un certo sistema di pensiero è stato elaborato in modo consistente, tanto più definita sarà la sua particolare interpretazione dello spazio in quanto proprio nocciolo essenziale. La concezione del mondo, lo ripetiamo ancora una volta, è concezione dello spazio.

Da quanto si è detto deriva subito una conclusione corrispondente per quanto riguarda l’arte, perché quest’ultima non si può in alcun modo considerare astrattamente dalla vita. Quegli aspetti e quelle particolarità della vita che vengono fissati attraverso simboli logici nella filosofia e nella scienza trovano nell’arte le loro formule simboliche espresse in immagini. Le opere d’arte non possono e non devono essere rinarrate nel linguaggio della scienza e della filosofia; e tuttavia le immagini dell’arte sono formule di comprensione della vita, parallele a quelle della scienza e della filosofia. Le une e le altre sono due mani di un solo corpo e si può sempre indicare una data formula dell’arte accanto alla sua formula gemella nel pensiero astratto: fra l’una e l’altra non vi è uguaglianza ma corrispondenza.

In parte correndo avanti e lasciando dietro di sé la filosofia e poi la scienza, in parte riflettendo un riconoscimento da loro già ottenuto, l’arte mostra nelle sue opere, in modo più sottile, tutte le inclinazioni di una concezione del mondo sia filosofica che scientifica. Talvolta questo è determinato dal reciproco influsso diretto del pensiero astratto e del pensiero figurato, che si appropriano delle formule del mondo scoperte dall’uno e dall’altro, mentre il primato e l’attività [della scoperta] possono appartenere sia all’una sia all’altra forma di pensiero.

Tuttavia più spesso questo parallelismo tra filosofia e arte cresce direttamente dalla radice comune a entrambe: la vita stessa.

Fondamentale nell’espressione astratta di una concezione del mondo, il problema dello spazio non può essere secondario nemmeno rispetto all’espressione figurata di quella stessa concezione del mondo. Ed effettivamente né il contenuto, né la maniera, né i mezzi tecnici, né la testura, caratterizzano un’opera d’arte in modo sostanziale come fa invece proprio la struttura del suo spazio; [al di fuori di questa] tutto il resto può essere definito in una certa misura secondario e accidentale, anche se proviene dall’elemento primario, quello spaziale, per realizzarne l’esistenza. Cambiando quelli, l’opera si abbassa di livello e perde di energia, ma non viene annullata, non cessa tuttavia di essere se stessa.

Al contrario, con la perdita della sua spazialità, l’opera d’arte cessa di esistere e né il contenuto, né la maniera, né i mezzi tecnici, né la testura potrebbero impedire il suo annichilamento anche restando identici a se stessi. Nell’arte lo spazio dell’opera è il nocciolo stesso, ciò che si dà creativamente, è la forma stessa dell’opera. Tutto il resto è materia, analoga, se parliamo in modo generico, ai colori e alla tela della pittura. Il pittore li prende e li usa, e ottiene un nuovo spazio, per il quale specificamente, per quello spazio, viene chiamato creatore, autore (cioè responsabile, causa) o poeta (ποιητης – «colui che agisce»). Egli ha creato un nuovo spazio.

[…]

Pavel Florenskij, Lo spazio e il tempo nell’arte (Adelphi Edizioni 1995)

A cura di Nicoletta Misler

Pavel Aleksandrovic Florenskij fu teologo, filosofo, matematico e teorico dell’arte. Nacque nel 1882 e fu fucilato l’8 dicembre 1937 nei pressi di Leningrado, dopo avere scontato lunghi anni di esilio e di lager prima a Nižnij Novgorod, poi a Skovorodino e Solovki.

La biografia completa Qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/pavel-aleksandrovic-florenskij_(Dizionario-di-filosofia)/

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lavora in biblioteca. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. Nel corso degli ultimi anni suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore e dalle Edizioni CFR. É stato condirettore della collana di scrittura, musica e immagine “La pupilla di Baudelaire” della casa editrice Le loup des steppes. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 - Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d'arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018). Al di qua di noi (Arcipelago itaca Edizioni, 2023) è la sua ultima raccolta.

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