Fëdor Dostoevskij – da “Lettere sulla creatività”
L’uomo, per Dostoevskij, è in perenne combattimento tra due contrapposte tensioni. Da una parte lo scetticismo [e il nichilismo] – dall’altra il dogmatismo. E comunque entrambe deviano l’uomo dalla sua vera essenza, occultando ogni traccia di crisi.
Mentre è proprio grazie alla crisi che, nel tentativo del superamento, l’uomo si spinge verso l’autentica libertà. Solo mediante una ricerca dolorosa, infatti, egli può accrescere questa sua facoltà. In questo contesto assume un ruolo centrale il Cristo, ossia il portatore della “verità che rende liberi”.
Tutta la storia, da quella universale a quella individuale, è in evoluzione. Solo mediante una lotta, tra cielo e terra, si può raggiungere la meta.
Cristo da una parte e il sottosuolo dall’altra, sono i due poli opposti del dramma.
Nel radicamento interno al proprio orizzonte storico ed esistenziale, dal profondo, l’uomo attinge la forza per superarsi, e la storia è il teatro dove si gioca la partita.
Questa concezione viene espressa con “l’ideologia terragna” – ossia la necessità di rimanere attaccati al suolo materno, alla sua eredità, alla sua tradizione – con assoluta fedeltà.
da Lettere sulla creatività (Feltrinelli 1991), di Fëdor Dostoevskij
estratto a p. 24
da Lettere 1838-1880
A Michail Michajlovič Dostoevskij
Pietroburgo 9 agosto 1838
[…]
Un’unica condizione è stata concessa in sorte all’uomo: l’atmosfera della sua anima è formata da una combinazione del cielo con la terra; quale creatura ribelle ad ogni legge è l’uomo: in lui la legge della natura spirituale è violata… Mi sembra che questo nostro mondo sia un purgatorio di spiriti celesti ottenebrati da un pensiero peccaminoso. Mi sembra che il mondo abbia assunto un senso negativo e che da una nobile e armonica spiritualità sia venuta fuori una specie di pasquinata. Se soltanto capita che s’inserisca in questo quadro un personaggio che non partecipi né all’aspetto né al pensiero propri di tutto l’insieme, insomma un personaggio del tutto estraneo… allora che cosa ne vien fuori? Che il quadro è rovinato e non può esistere!
Ma vedere soltanto la dura scorza sotto la quale langue l’universo, sapere che sarebbe sufficiente anche una sola impennata della volontà per spezzarla e fondersi con l’eternità, sapere tutto ciò e vivere come l’ultima delle creature… è terribile! Com’è vile l’uomo! Amleto! Amleto! Quando mi tornano alla memoria quei suoi turbolenti, furibondi discorsi in cui si avverte l’eco dei gemiti di un mondo fossilizzato, ebbene né un sentimento di angoscia, né un mormorio, né un rimprovero mi serrano il petto… L’anima è così oppressa dal dolore che essa ha paura di comprenderlo e di esserne lacerata. Una volta Pascal ebbe a pronunciare questa frase: chi protesta contro la filosofia è egli stesso un filosofo. Che misera filosofia!
[…]
Fëdor Dostoevskij, Lettere sulla creatività (Feltrinelli 1991)
Traduzione e cura di Gianlorenzo Pacini
Biografia da Dizionario di filosofia Treccani online
Fëdor Michajlovič Dostoevskij, scrittore russo (Mosca 1821 – Pietroburgo 1881). Frequentò a Pietroburgo la scuola militare d’ingegneria e divenuto ufficiale iniziò, parallelamente, a pubblicare racconti (1846). Arrestato per l’adesione alle dottrine del socialismo utopistico (1849), la condanna a morte gli fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Di nuovo nell’esercito, dal 1859 tornò a pubblicare. Afflitto da difficoltà finanziarie e da pessime condizioni di salute (soffriva di epilessia), visse a Pietroburgo, poi all’estero (1867-71) e di nuovo in patria, peregrinando incessantemente e creando le sue maggiori opere letterarie, fra le quali: Zapiski iz podpol′ja (1864; trad. it. Memorie del sottosuolo), Prestuplenie i nakazanie (1866; trad. it. Delitto e castigo), Idiot (1868; trad. it. L’idiota), Besy (1870; trad. it. I demoni), Brat′ja Karamazovy (1878-80; trad. it. I fratelli Karamazov).
La biografia completa Qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/fedor-michajlovic-dostoevskij_(Dizionario-di-filosofia)/