CRITICA

Carlo Bo su Leonardo Sinisgalli – Un poeta tra modernità e terra d’origine

Tutta l’attività critica di Carlo Bo è stata una profondissima testimonianza d’amore per la letteratura. “La letteratura – scriveva – è una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza”.

Nelle poche righe che seguono, dedicate al poeta Sinisgalli, Bo mostra proprio questa sua sensibilità ermeneutica nei confronti di un’opera e quindi del suo autore. Un ritratto delicatissimo, mediante una composizione priva di tecnicismi, capace di porre in luce la complessità del vissuto esistenziale e insieme artistico del poeta. Pochi tratti essenziali, delineati, tra memoria e storia.

Da Poesia italiana del Novecento. (Garzanti 1980), Volume secondo. Voce: Leonardo Sinisgalli (a cura di Carlo Bo): pp. 571-572

Su Leonardo Sinisgalli

La sua collocazione abituale è quella della poesia degli anni trenta, fra Ungaretti e l’ermetismo. C’è del vero in questa indicazione, soprattutto se la sfruttiamo nel senso giusto: quello della sua particolare presenza o meglio della sua natura di isolato. Sinisgalli non è uno scrittore di pro-fessione, viene dagli studi scientifici, ha prediletto per un tempo lo studio della matematica. Qualcosa di questa sua educazione è rintracciabile nel tessuto stesso della sua poesia che, ora a distanza di tempo, sappiamo che è stata sviluppata fra impressioni, chiarezza e un certo gusto ultimo della contemplazione morale dell’esistenza.

Se accettiamo questo arco di soluzioni vediamo che al primo lettore per sensazioni della realtà segue un poeta che insegue un discorso molto più ampio e disteso e alla fine troviamo una sorta di giudice costretto a muoversi fra dolore e pietà, fra condanna e pazienza. Il lucano Sinisgalli ha saputo alla fine saldare in un complesso giuoco di riflessi della memoria il suo bisogno tutto moderno di vivere nella città e il segreto richiamo, il costante riferimento alla sua terra d’origine. Oggi questo libro ha un suo ordine ben preciso, si direbbe che il suo « furor matematico » si sia placato in una visione meno logica e — nonostante tutto — più accettabile della vita sofferta e pagata. Il che ci porta ad allargare il discorso critico, nel senso che alla originaria maraviglia di Vidi le muse il poeta è stato costretto a trovare una composizione più umana, un tessuto connettivo più sicuro, senza per questo tradire quella luce, quella capacità di distinzione che aveva colpito i primi critici della sua poesia.

Da aggiungere che anche questo passaggio è avvenuto senza traumi, senza alterazioni ma per un moto naturale di soluzioni interne, per cui il suo teatro si è animato dentro la sua coscienza e non ha creato scompensi e squilibri. Spesso questa poesia sembra proporre una svolta nella prosa ma è una pura illusione, Sinisgalli ha tenuto con mano ferma la sua pronuncia delle cose e non è mai uscito dall’autentica ragion di poesia.

Carlo Bo

Poesia italiana del Novecento. A cura di Piero Gelli e Gina Lagorio (Garzanti 1980), Volume secondo. Voce: Leonardo Sinisgalli (a cura di Carlo Bo): pp. 571-572

Carlo Bo, critico letterario taliano (Sestri Levante 1911 – Genova 2001), dal 1939 prof. di lingua e letteratura francese nell’università di Urbino, della quale fu, dal 1950, rettore; dal 1984 senatore a vita della Repubblica. Si è occupato di letteratura italiana, francese, spagnola, specie contemporanea, svolgendo una intensa attività di critico militante (su Il Frontespizio, Letteratura, La Fiera letteraria, L’Europeo, Corriere della sera), dapprima come teorico e capofila dell’ermetismo, poi come rappresentante della letteratura di ispirazione cattolica.

La biografia completa Qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-bo/

lavora in biblioteca. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. Nel corso degli ultimi anni suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore e dalle Edizioni CFR. É stato condirettore della collana di scrittura, musica e immagine “La pupilla di Baudelaire” della casa editrice Le loup des steppes. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 - Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d'arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018). Al di qua di noi (Arcipelago itaca Edizioni, 2023) è la sua ultima raccolta.

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