La nube della non conoscenza. Un libro, l’oscurità e la sua luce
Uno dei testi più luminosi della mistica occidentale, La nube della non conoscenza, è un approdo imprescindibile per chiunque intenda approfondire le vie della contemplazione e dell’ascesi. Un anonimo inglese lo compose verso la fine del XIV secolo in forma di manuale contenente insegnamenti diretti a un giovane discepolo.
La via indicata dall’autore è quella negativa che richiama quindi, in un certo modo, anche quella di Meister Eckhart, Dionigi Aeropagita, Caussade, Molinos e altri mistici medievali. Quindi una via audace ed estrema, tesa a uno sprofondamento interiore verso l’assoluto e caratterizzata da un orientamento antitetico a qualsiasi approccio intellettuale e raziocinante.
Secondo questo intendimento, quindi, chiunque si ponga davvero in ricerca del proprio fondamento, si ritrova in uno stato paradossale e indicibile, come guidato da un “piccolo, cieco impulso d’amore” […] in “una nuda tensione verso Dio” […]. Per questo l’autore esorta, in tal senso, così il suo discepolo e quindi ogni autentico sperimentatore: “perciò disponiti ad attendere in questa oscurità per quanto ti è possibile, sempre invocando colui che ami”.
Va detto che l’immagine e il relativo senso della nube della non conoscenza, rientra all’interno di una comprensione spirituale radicata nelle sacre scritture e nella tradizione [per es: in Es 40 – la nube di Mosè, e nei Salmi, e poi in Dionigi, e in Riccardo di S. Vittore…].
Ma il nostro autore – ed è questa la straordinaria rilevanza del presente testo – riesce nell’impresa di collocare tale immagine determinante all’interno di un insegnamento metodico, davvero articolato e funzionale a un reale percorso pratico.
Estratto dalla Sinossi
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[…] Il vero contemplativo entrerà nella nube della non conoscenza come vi entrò Mosè quando salì sul monte Sinai per parlare con il Signore. Dovrà dimenticare tutto – passioni, peccati, perfino i pensieri più santi – in una «nube d’oblio», e colpire col dardo affilato dell’amore ardente la nuda essenza divina. Abbagliante nella descrizione del bubbone del peccato, solidificato e saldato alla nostra sostanza, ferocemente ilare nel ritrarre i falsi contemplativi, che, ciondolando il capo e gesticolando con le mani, guardano sempre in alto a bocca spalancata quasi volessero fare un buco nel firmamento, l’ignoto autore della Nube consegna al lettore un salutare ammaestramento: chi davvero vuole intraprendere l’attività contemplativa dovrà rimanere – come la sorella di Marta, Maria, quando aveva Gesù dinanzi a sé – immobile e silente, quasi fosse in un sonno simulato, tutto assorto e immerso nel dolore e nella quiete del proprio essere. Soprattutto, spogliandosi di ogni conoscenza specifica, dovrà mirare al «nessun luogo» che è il vero dovunque, e al nulla che è Tutto.
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Da
La nube della non conoscenza. A cura di Piero Boitani (Adelphi, 1998)
p. 10
Non mi sono mai curato che leggano questo libro quelli che disputano ad alta voce, che apertamente lodano o disprezzano se stessi o gli altri, che fanno pettegolezzi, contano storie e trovano a ridire. Non è stata infatti mai mia intenzione di scriverlo per loro. E perciò non voglio che se ne impiccino, né essi né i dotti o gli incolti che ne siano semplicemente curiosi. Sì, benché costoro siano buoni dal punto di vista della vita attiva, pure questo mio argomentare non avrà senso per loro.
Se dovessero leggere questo libro, ne sarebbero invece, per grazia divina, grandemente confortati coloro i quali, sebbene attivi nella forma esteriore della loro vita, sono, per impulso interiore mosso dallo spirito segreto di Dio (il cui giudizio è nascosto) , disposti alla vita contemplativa: forse non in maniera costante come i veri contemplativi, ma pronti di quando in quando a partecipare dell’attività più alta della contemplazione.
Questo libro è diviso in settantacinque capitoli, di cui gli ultimi indicano alcuni segni dai quali l’anima può sapere con certezza se è chiamata o no da Dio all’attività contemplativa.
estratti da pp. 23-27
CAPITOLO I
Devi comprendere, amico spirituale in Dio, che secondo la mia pur inesperta opinione vi sono quattro gradi e forme di vita cristiana, la comune, la speciale, la solitaria e la perfetta. Tre di queste possono essere intraprese e portate a conclusione nella vita terrena, e la quarta può bensì per grazia divina essere iniziata in questo mondo, ma in verità durerà senza fine nella beatitudine del cielo. E come le vedi collocate in ordine l’una dopo l’altra – prima la comune, poi la speciale, quindi la solitaria e infine la perfetta -, allo stesso modo e nello stesso ordine mi sembra che Nostro Signore ti abbia per sua misericordia chiamato a lui attraverso il desiderio del tuo cuore.
Perché sai bene che, quando vivevi nel grado comune della vita cristiana in compagnia degli amici di questo mondo, l’eterno amore di Dio – per il quale egli ti creò e ti diede forma quando eri nulla e per il quale poi ti riscattò a prezzo del suo sangue prezioso quando eri perduto in Adamo – non poté sopportare che tu fossi così lontano da lui nella forma e nel grado della tua ,vita. Perciò di sua grazia egli accese il tuo ardore e per esso ti legò a sé col guinzaglio del desiderio, e per mezzo di questo ti condusse a uno stato e a una forma più speciali di vita, a esser servo dei suoi servi speciali, così che tu potessi imparare a vivere al suo servizio in maniera più speciale e più spirituale di quanto non facessi o potessi fare prima nel grado comune della vita.
Che altro? Sembra che egli non abbia voluto lasciarti a quel primo punto, per l’amore che di cuore ti ha sempre portato da quando esisti. E cosa fece, dunque? Non vedi con quale gioia e quale grazia ti abbia fatto al terzo grado e modo di vivere, il solitario? E in esso che puoi imparare a levare in alto il tuo amore e salire verso lo stato e grado di vita che è quello della perfezione, l’ultimo fra tutti.
CAPITOLO II
Fermati ora, povera, debole creatura umana, e considera quel che sei. Cosa sei, e come hai meritato di essere così chiamata da Nostro Signore? Quale cuore stanco, miserabile e assonnato nell’accidia non è risvegliato dallo spirare di questo amore e dal chiamare di questa voce? Sii attento, ora, miserabile, al tuo nemico, e non ti considerare migliore e più santo in virtù di questa chiamata e del tuo vivere solitario, ma invece più miserabile e passibile di dannazione a meno che tu non faccia del tuo meglio per vivere, aiutato dalla grazia e dai consigli, secondo la tua vocazione.
Dovresti perciò essere più umile e più amorevole nei confronti del tuo sposo spirituale che è Dio onnipotente, Re dei re e Signore dei signori, che pure si è abbassato sino a te e tra tutti gli animali del suo gregge ha scelto te come uno dei suoi speciali e ti ha poi posto nei suoi pascoli, dove ti puoi cibare della dolcezza del suo amore e pregustare la tua eredità, il regno dei cieli.
Agisci dunque immediatamente, ti prego. Guarda ora in avanti e non indietro. E osserva cosa ti manca, e non ciò che hai già, perché questo è il modo più rapido per conquistare e mantenere l’umiltà. Tutta la tua vita adesso deve consistere nel desiderio, se vuoi ottenere la perfezione. E il tuo desiderio deve essere sempre creato nella tua volontà dalla mano di Dio onnipotente e dal tuo consenso. Ma una cosa ti dico: egli è un amante geloso e non sopporta rivali e non opererà nella tua volontà se non è solo con te. Non chiede aiuto, chiede te . Vuole che tu non faccia altro che guardare a lui e lo lasci agire per conto suo. Difendi le finestre e la porta del tuo spirito contro le infezioni :l e i nemici che le assalgono.
E se sei disposto a questo, non devi far altro che afferrare Dio umilmente in preghiera ed egli ben presto ti aiuterà. Afferralo, dunque, e vediamo come ti andrà. Egli è del tutto pronto e non fa che attenderti. Ma cosa dovrai fare, e come afferrarlo?
CAPITOLO III
Solleva il tuo cuore a Dio con umile impulso d’amore, e punta a Dio stesso, non a qualcuno dei suoi doni. E perciò trattieniti dal pensare se non a lui stesso, si che nulla agisca nella tua mente e nella tua volontà se non lui. Fa’ il possibile per dimenticare tutti gli esseri che Dio ha creato e le loro opere, che il tuo pensiero e il tuo desiderio non si dirigano ad alcuno di essi né in generale né in particolare. Lasciali perdere e non fare ad essi attenzione.
E l ‘opera dell’anima che più piace a Dio. Tutti i santi e gli angeli godono di essa e s’affrettano a sostenerla con tutta la loro forza. Tutti i diavoli, invece, si infuriano quando la compi e tentano di porre termine ad essa in ogni, possibile modo. Da tale opera tutti gli uomini che vivono sulla terra sono meravigliosamente aiutati in maniera che non riesci neppure a immaginare. Sì, e in virtù di essa anche le anime in purgatorio vedranno le loro pene alleviate.
E tu stesso non avrai modo migliore di purifìcarti e divenire virtuoso. Eppure, quando l’anima è aiutata dalla grazia e prova gioia, questa è l’opera più facile di tutte e quella che prima si riesce a compiere.
Altrimenti, è dura e difficile. Non desistere, dunque, ma sforzati di operare finché non provi gioia. Perché all’inizio trovi soltanto oscurità e come una nube di non conoscenza, e non sai cosa sia, ma soltanto senti nella tua volontà una nuda tensione verso Dio. Questa oscurità e questa nube, qualunque cosa tu faccia, rimangono fra te e il tuo Dio e non ti permettono di vederlo chiaramente alla luce dell’intelletto razionale né di provarne l ‘amorosa dolcezza nei tuoi affetti. Perciò disponiti ad attendere in questa oscurità per quanto ti è possibile, sempre invocando colui che ami: ché se mai lo vedrai o sentirai in questa vita, sempre sarà in questa nube e questa oscurità. E se con insistenza opererai come ti dico, credo fermamente che, in virtù della sua misericordia, raggiungerai quel punto.
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La nube della non conoscenza. A cura di Piero Boitani (Adelphi, 1998)