
Carlo Michelstaedter – una poesia da “Un angelo debole”
Risveglio (Sul S. Valentin, giugno 1910)
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Giaccio fra l’erbe
sulla schiena del monte, e beve il sole
il mio corpo che il vento m’accarezza
e sfiorano il mio capo i fiori e l’erbe
ch’agita il vento
e lo sciame ronzante degli insetti. –
Delle rondini il volo affaccendato
segna di curve rotte il cielo azzurro
e trae nell’alto vasti cerchi il largo
volo dei falchi…
Vita?! Vita?! qui l’erbe, qui la terra,
qui il vento, qui gl’insetti, qui gli uccelli,
e pur fra questi sente vede gode
sta sotto il vento a farsi vellicare
sta sotto il sole a suggere il calore
sta sotto il cielo sulla buona terra
questo ch’io chiamo “io”, ma ch’io non sono.
No, non son questo corpo, queste membra
prostrate qui fra I’erbe sulla terra,
più ch’io non sia gli insetti o l’erbe o i fiori
o i falchi su nell’aria o il vento o il sole.
Io son solo, lontano, io son diverso –
altro sole, altro vento e più superbo
volo per altri cieli & la mia vita…
Ma ora qui che aspetto, e la mia vita
perché non vive, perché non avviene?
Che è questa luce, che è questo calore,
questo ronzar confuso, questa terra,
questo cielo che incombe? M’è straniero
l’aspetto d’ogni cosa, m’è nemica
questa natura! basta! voglio uscire
da questa trama d’incubi! la vita!
la mia vita! il mio sole!
Ma pel cielo
montan le nubi su dall’orizzonte,
già lambiscono il sole, già alla terra
invidiano la luce ed il calore.
Un brivido percorre la natura
e rigido mi corre per le membra
al soffiare del vento. Ma che faccio
schiacciato sulla terra qui fra l’erbe?
Ora mi levo, che ora ho un fine certo,
ora ho freddo, ora ho fame, ora m’affretto,
ora so la mia vita,
che la stessa ignoranza m’è sapere –
la natura inimica ora m’è cara
che mi darà riparo e nutrimento,
ora vado a ronzar come gl’insetti. –
…
Luca T. Barbirati, Carlo Michelstaedter, Un angelo debole (Arcipelago itaca Edizioni, 2018)
Carlo Michelstaedter nasce a Gorizia il 3 Giugno 1887 da una famiglia della media borghesia ebraica. Dopo aver frequentato lo Staatsgymnasium, dove stringe amicizia con Nino Paternolli ed Enrico Mreule, si iscrive alla Facoltà di Matematica di Vienna. Indeciso sulla propria carriera universitaria, nell’ottobre 1905 inizia un viaggio per visitare Firenze. Qui, dopo aver ipotizzato l’iscrizione alla Scuola del Nudo, abbandona il progetto di ripartire per Vienna e inizia a frequentare l’Istituto di Studi Superiori. Conosce Gaetano Chiavacci, Vladimiro Arangio-Ruiz e Aldo Oberdofer, con i quali discute di letteratura e filosofia. Alterna lo studio all’attività fisica tanto a Firenze quanto a Gorizia, dove ritorna periodicamente per le vacanze invernali e per quelle estive. Verso la fine del 1906 incontra una giovane artista russa, Nadia Baraden, che gli fa conoscere i romanzi di Tolstoj e la filosofia di Max Stirner. La sua morte improvvisa nel 1907 causa la prima crisi nel giovane Michelstaedter. A ciò si aggiunge la frustrazione per il tentativo fallito di inserirsi nell’ambiente editoriale. Benedetto Croce, infatti, gli rifiuta la proposta di traduzione del Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer. Nel 1908 legge Ibsen e ascolta Beethoven che, assieme ai presocratici, ai tragici e al Qohélet, sono le fonti inesauribili di tutta la sua riflessione filosofica. Nel 1909 un altro lutto segna la sua vita: il fratello Gino si suicida a New York. Legge le massime indiane e si avvicina a Buddha e a Cristo. In giugno lascia Firenze e ritorna a Gorizia. Inizia a scrivere la tesi di laurea attorno ai concetti di persuasione e rettorica in Platone e in Aristotele, ma non riesce a discuterla. Il 17 ottobre 1910, con un colpo di rivoltella, si suicida all’età di 23 anni. Tutte le sue opere sono pubblicate postume.

