Marina Cvetaeva – Una poesia dal ciclo “Insonnia”
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Nell’enorme mia città – notte.
Dalla casa sonnolenta vado – via,
e pensa la gente: moglie, figlia,
e io solo una cosa ricordo: notte.
Di luglio il vento mi spazza la strada,
e c’è musica a una finestra – appena.
Ah, soffi ora il vento fino all’alba
oltre le pareti sottili del petto – dentro.
C’è un pioppo nero, e a una finestra – luce,
e scampanio sulla torre, e in mano un – fiore,
e quanto passo, ecco, dietro a nessuno,
e quest’ombra, ecco, e me no.
Luci – come fili di collane d’oro,
d’una foglia notturna in bocca – sapore.
Liberatemi dai legami del giorno,
amici, capite che mi – sognerete.
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Mosca, 17 luglio 1916
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Marina I. Cvetaeva, Poesie. Traduzione e cura di Pietro A. Zveteremich (Feltrinelli, 1992)
Marina Cvetaeva (nata a Mosca nel 1894, morta suicida a Kazan′ nel 1941). Originale nello stile e nel ritmo, non ha precedenti e non appartiene a nessuna scuola. È stata ravvicinata a V. V. Majakovskij – con cui ha in comune il ritmo – e a B. L. Pasternak, che amò e ammirò molto e cui l’avvicinano la sua vasta e profonda cultura e il suo spirito romantico nutrito di romanticismo tedesco, nonché ad Andrej Belyj e A. Blok, che ella stessa considerava suoi maestri, ma nel complesso è sola come artista e come persona poiché visse isolata e non partecipò alla vita degli emigrati russi di Parigi. La sua facilità e spontaneità nello scrivere le hanno dato conforto nella solitudine e la possibilità di creare una vasta opera poetica che le assicura indubbiamente un posto di primo piano fra i poeti russi. Nel 1922 emigrò dalla Russia, dove aveva già pubblicato due volumi di versi (Večernij al’bom “L’album serale”, 1910-11; Volšébnyj fonar’ “La lanterna magica”, 1912-13), per Parigi, ma vi tornò volontariamente nel 1938. Nulla si sa del suo ultimo soggiorno in Russia e si conosce una sola poesia pubblicata in quest’epoca.
da Enciclopedia Treccani online
La biografia completa Qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/marina-ivanovna-cvetaeva_(Enciclopedia-Italiana)/