La Filocalia – Nicodimo Aghiorita. La Gnosi del Cuore
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La Filocalia è un’antologia ascetica di testi scritti tra il IV e il XV secolo. Venne pubblicata a Venezia nel 1782 grazie alla cura di Nicodimo Aghiorita (monaco del Monte Athos) e del vescovo Macario di Corinto.
Vale qui ricordare che la perenne controversia teologico-gnoseologica, tra oriente e occidente, raggiunse il culmine a metà del XIV secolo, nello scontro tra Gregorio Palamas [difensore della via ascetica orientale] e il monaco calabrese Barlaam [rappresentante della via filosofica occidentale], e che, alla fine, la Chiesa d’Oriente confermò ufficialmente la dottrina di Palamas nel concilio del luglio 1351.
Il lettore attento si accorgerà subito che questi testi sono particolarmente immersivi. Segno della loro appartenenza a un’autentica via ascetica. Risulta evidente infatti anche la loro commistione con la dottrina e la pratica dell’Esicasmo, essendo in grado di introdurre [i più perseveranti e audaci] verso “la preghiera continua”, quella senza intermissione, di cui parlava Paolo di Tarso.
Via che avremo modo di ritrovare nei Racconti di un pellegrino russo. E poi, come un’eco profonda, anche in Massimo Scaligero, nel suo Guarire con il pensiero.
Nel tutto inteso come dono, grazie alla continua ricerca del Regno dei cieli. Mediante il supporto della “preghiera del cuore”, compenetrata dall’invocazione “del nome di Gesù”, il Cristo. Poiché la vera Gnosi non è filologica, ma ascetica. Sulla via dell’intelletto celeste, la vera Gnosi è del cuore.
Qui riportiamo pochi passi tratti dalla presentazione [Proemio]
FILOCALIA, Volume 1 (Gribaudi 1983) Proemio di Nicodimo Aghiorita – estratti da pp. 45-54
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Iddio, la Natura beata, perfezione al di là del perfetto, principio creatore di ciò che è buono e bello, buono al di là del buono e bello al di là del bello, Iddio, avendo dall’eternità prestabilito di deificare l’uomo, secondo la propria idea tearchica, ha sin dal principio, in precedenza, fissato in se stesso a suo riguardo questo scopo e lo ha realizzato nel tempo, conforme al suo beneplacito.
Egli, preso il corpo dalla materia, e infuso in esso l’anima prendendola da se stesso, la pose come una specie di mondo, grande per molteplicità di potenze e per dignità, in quello piccolo. E costituì l’uomo sorvegliante della creazione sensibile e iniziato a quella intelligibile, secondo quel grande nella teologia, Gregorio. E che altro è l’uomo, in verità, se non una statua, un’icona fatta da Dio, ripiena di tutte le grazie? E se così, anche presentandogli la legge di quel precetto – come una specie di prova del libero arbitrio – sapeva che alla fine avrebbe dovuto cedere ad essa, ma, come dice il Siracide: Lo lasciò in mano al suo consiglio, affinché scegliesse come credeva ciò che gli veniva presentato. Quale premio della lotta per il comandamento che egli avesse custodito, stabilì ricevesse la grazia della deificazione – già insita nella sostanza del suo essere – facendolo divenire Dio, raggiante per i secoli nella luce pura da contaminazione.
[…] I punti di partenza di questa attività e, come direbbe qualcuno, la materia, li abbiamo avuti dallo stesso insegnamento del Signore che ora dice: Il regno di Dio è dentro di voi, ora: Ipocrita, purifica prima l’interno della coppa e del piatto e allora sarà puro anche l’esterno, cose queste che non sono da intendersi secondo i sensi, ma riferite al nostro uomo interiore.
[…] Da una tale attività – spirituale e sapiente – unita alla pratica, a tutti accessibile, dei comandamenti e delle altre virtù morali, mediante il calore che proviene al cuore dalla invocazione del Nome santissimo e la sua operazione spirituale, le passioni vengono divorate: il nostro Dio – infatti – è un fuoco divorante la perversità. L’intelletto e il cuore a poco a poco si purificano e si unificano in se stessi. E una volta che essi si sono purificati e unificati in se stessi, ne viene che i comandamenti salvifici vengono attuati con più facilità, i frutti dello Spirito spuntano nell’anima e tutta la somma dei beni viene copiosamente elargita. Infine, per «dirlo in breve, ci è in tal modo reso possibile ritornare in poco tempo a quella perfetta grazia dello Spirito che è stata donata sin dal principio nel battesimo, grazia che è in noi, confusa tra le passioni come favilla tra la cenere: ma una volta che essa viene in tal modo resa luminosamente splendente, ci è dato di vedere e di essere intelligibilmente illuminati, di essere conseguentemente perfezionati e successivamente deificati.
I Padri, nella maggior parte, fanno menzione di questa operazione della grazia solo sporadicamente nei loro scritti, come rivolgessero il loro discorso a chi già sa. Alcuni, prevedendo probabilmente in anticipo l’ignoranza, e insieme la negligenza della nostra generazione nei confronti di tale salutare esercizio, non hanno esitato a trasmettere a noi loro figli, come una eredità paterna, anche il modo pratico di questo esercizio, spiegandolo in forma particolareggiata mediante qualche metodo naturale.
[…] Ma qui comincio a gemere, e il dolore mi toglie la parola. Infatti questi libri che trattano la scienza di questa attività realmente atta a purificare […] ecco che tutti questi libri, per l’antichità, la rarità e, lasciami dire, per non essere mai stati dati alle stampe, sono pressoché scomparsi; e se mai alcuni sono rimasti, essendo rosi dalle tarme e tutti rovinati, è quasi la stessa cosa che se non esistessero.
[…] Stando così le cose e poiché – come si è detto – il libro da ogni parte propone in tutte le maniere ciò che è perfetto, la cosa più opportuna resta ormai quella di prendere tra le mani quell’invito al banchetto della Sapienza, per chiamare tutti, con alto proclama, al convito di questo libro spirituale.
[…] Venite, dunque, venite: mangiate il pane della sapienza che è in esso, questo pane sapienziale, e bevete il vino che spiritualmente allieta il cuore, vino che fa uscire da tutto ciò che è sensibile e insieme intelligibile, mediante la deificazione estatica. Inebriatevi di una ebbrezza veramente sobria! Venite, tutti quanti siete partecipi della vocazione ortodossa, monaci e laici insieme […] E così, uniti a lui e del tutto trasformati perché posseduti e tratti fuori di voi dall’amore divino, siate con ogni sovrabbondanza deificati, nel senso spirituale e con indubbia certezza e perveniate al primitivo scopo di Dio, glorificando il Padre, il Figlio e lo Spirito santo, una e tearchica Divinità.
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Filocalia, Volume 1 (Gribaudi 1983). A cura di Nicodimo Aghiorita e Macario di CorintoTraduzione, introduzione e note di M. Benedetta Artioli e M. Francesca Lovato della Comunità di Monteveglio