Elémire Zolla – Un destino itinerante. Conversazioni tra Occidente e Oriente.
Da questo dialogo, tra Doriano Fasoli ed Elémire Zolla, nasce un illuminante quadro, uno scambio che assume le forme di un rituale, tra un officiante singolarissimo e il suo interlocutore. Un viaggio senza confini spazio-temporali, in un’atmosfera onirica, dalla quale emergono personaggi che hanno fatto parte della vita di Zolla, come: Cristina Campo, Mario Praz, Roberto Calasso, Giovanni Macchia, Grazia Marchianò, Giacomo Debenedetti, Cesare Brandi ma anche Borges, Dante, Kerényi, Yeats, Adorno, Lévi-Strauss.
Un movimento nell’aura magica del grande scrittore, nei luoghi della sua vita. Qui si riportano solo due brevi stralci, dai quali emerge con forza l’unicità del percorso conoscitivo, esistenziale, spirituale del Nostro. Al lettore non sfuggiranno certo gli elementi “altri” della visione di Zolla, e quindi i motivi della diffidenza diffusa nei suoi confronti. Lui percepito sempre come “uno troppo diverso” [un corpo estraneo], un “bandito” per sempre dalla Cultura del nostro paese.
pp. 29-30
Maestri inaccessibili
FASOLI: Innanzitutto: quali sono stati fondamentalmente i Suoi Maestri?
ZOLLA: Maestri nel senso ordinario, diciamo universitario, non ne ebbi. Studiai a Torino subito dopo la guerra e non riconobbi nessuno come Maestro. Ammiravo alcuni scrittori, Eliot o Mann, ma non come Maestri, bensì come esempi di libertà e di ispirazione. Più tardi nella vita, quando i più si staccano dall’ossequio per i loro Maestri, ebbi la fortuna d’incontrarne, viceversa, alle soglie di tradizioni che sono quasi inaccessibili. Così incontrai Yasusaburo Sugi, professore di fisiologia a Tokyo, che era, senza che lo sapessero i suoi colleghi, a capo d’una setta za-zen. Per una settimana fra Firenze e Roma e poi per lettera, mi offrì con commovente larghezza le nozioni che custodiva. Incontrai, ma di questo ho già discusso altrove a lungo, il discendente di una grande famiglia hassidica, Abraham Heschel e a lui dovetti per un decennio una lezione orale prodigiosa sulla Kabbalah e sul hassidismo. Non avrei mai potuto estrarre dai libri ciò che Heschel mi impartì, con la danza delle mani durante i rituali, con la densità della voce durante le enunciazioni sacrali. Così incontrai un alchimista sciita a Isfahan e ne narro in Le meraviglie della natura. Così un vecchio professore islamico cinese di filologia a Taipei e d’incanto, quasi all’improvviso, una conversazione sui toni del taiwanese si aprì su una dimostrazione del respiro taoista con una introduzione ai segreti del taoismo. Così incontrai un giorno a Houston un maestro di advaita Vedànta che rividi qualche anno dopo a Madras e la nostra conversazione rimase sul piano tedioso d’un rapporto accademico, quando di colpo mi sorrise e mi dischiuse il suo mondo, mi fece accogliere nei templi di Kancipuram.
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pp. 41-42
I grandi precettori dell’Italia
FASOLI: Da una certa età, dai quarantanni in poi, ha voluto distogliere il pensiero da quelli che Lei chiama «i grandi precettori dell’Italia»: ovvero Croce, Gentile e Gramsci. Vuole spiegarmene i motivi?
ZOLLA: Perché non hanno informazioni da darmi, non mi offrono suggerimenti per affrontare un’epoca. Inoltre essi mi bloccherebbero completamente l’accesso a tutto il mondo – senza il quale non ci si può orientare nell’era nostra: vale a dire il mondo sciamanico, che ignorano totalmente, anche se operavano quando già in Russia il concetto era diventato chiaro. Quindi escludono ogni atteggiamento serio verso la religione, che manipolano a loro piacere ma che non approfondiscono mai, per cui nessuno dei tre affronterebbe mai un testo mistico secondo le categorie che sono necessarie escludendo i loro interessi politici. Nell’era nostra è puerile imprigionarsi nel mondo nato dalla Grecia e da Roma. Prima di tutto quel mondo era molto più complesso di quanto la Grecia e Roma da sole possano illustrare, ma occorre estendere a tutto il mondo indo-europeo l’attenzione e contemporaneamente tenerla fissa a quello semitico. Quindi bisogna integrare questo grande complesso con la Cina e il Giappone. E infine con tutta la pleiade di popoli che non si possono buttare in un angolino come primitivi, anche perché studiandoli si perviene ai concetti più importanti, ad esempio l’uso della transe come via di conoscenza, l’uso delle droghe e via dicendo. Perciò restringersi oggi a questo piccolo spazio che fu tutto il mondo fino a qualche tempo fa, ossia Grecia e Roma, è insensato, e i precettori dell’Italia sono del tutto ignari di qualunque tema che soverchi questo regime di restrizione.
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Elémire Zolla, Doriano Fasoli, Un destino itinerante. Conversazioni tra Occidente e Oriente (Marsilio 2002)
Elémire Zolla (Torino 1926-Montepulciano 2002), filosofo, orientalista, studioso delle religioni, anglista, insegnò all’Università di Roma. Il suo romanzo d’esordio Minuetto all’inferno, vinse il Premio Strega opera prima nel 1956. Dal 1985 al 1991 pubblicò con Marsilio le sue opere di saggistica: Archetipi (20028), Le meraviglie della natura. Introduzione all’alchimia (19982), Aure (19956), Verità segrete esposte in evidenza (19963), I letterati e lo sciamano (1989), L’amante invisibile (19882). È prevista per l’autunno l’uscita del suo ultimo lavoro Discesa agli inferi e resurrezione (Adelphi).
Doriano Fasoli, giornalista, si occupa di psicoanalisi e di letteratura. Collabora al “Manifesto”, a riviste (“Flash Art”, “Linea d’ombra”, “Praz”) e a trasmissioni radiofoniche.
La biografia completa di Elémire Zolla Qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/elemire-zolla_%28Dizionario-Biografico%29/